Quali sono le app per rilevare le microspie?

Perché sapere riconoscere una microspia oggi è più cruciale che mai

Dopo quasi trent’anni passati nel mondo della sicurezza informatica e della sorveglianza elettronica, ti posso dire questo: la posta in gioco oggi è tremendamente più alta rispetto a quando ho cominciato, nei primi anni ’90.

Allora le microspie erano poco più che giocattoli per investigatori privati di vecchia scuola, e solo raramente arrivavano collegate a vere reti di trasmissione remota. Oggi invece basta un’app, un po’ di ingenuità e sei spiato in tutto: file audio, posizione GPS, video in tempo reale.

Ecco perché la domanda “Quali sono le app per rilevare le microspie?” non è solo lecita, ma fondamentale. Se sei un professionista, un’imprenditrice, o semplicemente uno che vuol tenere al sicuro la propria vita privata, devi sapere cosa cercare. Ma badate bene: le app da sole non bastano. Devi anche sapere come leggerle. È come avere una bussola in mano senza saper distinguere il nord dal sud.

Gli errori da principiante: farsi accecare dalle app gratuite

Tutti quelli alle prime armi fanno lo stesso sbaglio. Scaricano la prima app gratuita con descrizione accattivante sull’App Store o su Google Play, la aprono, danno tutte le autorizzazioni del caso (ironico, no?) e si aspettano che in cinque secondi comparirà un messaggio tipo “Microspia trovata all’interno del divano!”.

Non funziona così.

La maggior parte delle app gratuite che promettono rilevamento microspie sono poco più che simulatori. Usano il sensore magnetico del telefono per rilevare variazioni elettromagnetiche, ma raramente distinguono un vero trasmettitore da una semplice vite arrugginita nel tuo tavolo in acciaio. Serve ben altro per separare il grano dalla pula.

Le app che davvero offrono rilevamenti credibili

Ci sono però alcune app – rigorosamente a pagamento o con versioni pro – che meritano attenzione. Non ti posso garantire che faranno il lavoro sporco per te, ma sono ottimi strumenti nelle mani di chi sa cosa sta facendo. Ecco tre che negli anni ho testato sul campo, in contesti anche molto ostili:

  • Hidden Camera Detector: usa il sensore di magnetismo del telefono in modo più intelligente della media. Se accoppiata a una torcia LED e a un esame visivo accurato, può aiutarti a individuare obiettivi come lenti nascoste e microcamere.
  • GBug Detector: questa app è una delle poche ad avvicinarsi agli standard dei rilevatori professionali. Funziona discretamente bene in ambienti ad alta densità elettromagnetica (uffici corporate, sale server) rispetto alle altre.
  • Detectify: pensata inizialmente per rilevare spyware su dispositivi mobili, è sorprendentemente utile per intercettare app spia o software installati senza consenso. La consiglio spesso a clienti che sospettano d’essere controllati via smartphone.

Ma attenzione: affinché questi strumenti funzionino al massimo, bisogna usarli con competenza e metodo. Se vuoi approfondire il discorso, consiglio vivamente di leggere questa guida chiara e diretta su come trovare una microspia, che entra nei dettagli pratici del rilevamento professionale.

Il triangolo d’oro: osservazione, decodifica, confronto

Toglimi una curiosità: quante persone, secondo te, sanno ancora cosa vuol dire ascoltare il “tono di fondo” di un ambiente? Parlo proprio di stare in silenzio e lasciare che sia il luogo a parlare. Frequenze basse, ronzii insoliti, microfruscii. In laboratorio questo si chiama “rumore di fondo ambientale”, e quando c’è qualcosa che trasmette, quel rumore cambia.

In tanti anni ho sviluppato il mio metodo personale per quello che chiamo il triangolo d’oro:

  1. Osservazione: luci LED minuscole, piccoli buchi anomali nei muri o negli oggetti, materiali non coerenti con l’ambiente.
  2. Decodifica: il tuo smartphone può fare molto, se sai usarlo. Puoi rilevare hotspot Wi-Fi anomali, connessioni Bluetooth attive senza nome, consumo in background di batteria su dispositivi apparentemente “spenti”.
  3. Confronto temporale: monitora cambiamenti tra due momenti distinti. Una stanza sicura oggi potrebbe non esserlo domani se qualcuno vi ha messo mano.

Ricorda: il sospetto è il tuo primo alleato. Quando le abitudini tecnologiche cambiano in modo improvviso (audio che parte da solo, batteria che si svuota in un batter d’occhio, notifiche strane), fai bene ad alzare le antenne.

Occhio anche agli spyware nei dispositivi

Ora, qui entriamo in un campo più delicato. Le app spia per smartphone sono il cavallo di Troia moderno. Puoi avere la casa pulita come una sala sterile, ma se il tuo telefono è bucato, sei nudo davanti al nemico. La maggior parte dei clienti che ho assistito negli ultimi dieci anni – non scherzo – non aveva microspie fisiche, ma applicazioni nascoste nei dispositivi.

E qui entra in gioco un’altra domanda fondamentale: è legale utilizzare un programma di spionaggio? Spoiler: no, a meno di condizioni molto particolari. Però ti stupiresti a sapere quanti lo fanno comunque, convinti d’aver trovato scorciatoie.

Fidati di chi ne ha viste più di quante ne vorrebbe ricordare

Una volta, in un caso aziendale grosso – parliamo di una multinazionale del nord Italia – scoprii che la microspia non era in ufficio, né nella sala server. Era nel peluche del figlio del CEO, piazzato sulla libreria alle sue spalle durante le videoconferenze Zoom da casa. Chi l’ha posizionata conosceva le routine familiari meglio della sicurezza interna. Risolvemmo il caso grazie all’associazione tra la frequenza di trasmissione anomala rilevata dall’app e un segnale RF localizzato grazie a un bug sweeper vecchio stile, di quelli a scansione lenta, non automatica.

Morale? Le app sì, sono strumenti validi. Ma vanno integrate con conoscenza, pazienza e il fiuto che solo l’esperienza ti dà. Anche i migliori strumenti vanno usati come un’estensione del cervello, non al posto suo.

Conclusione: il rispetto per il mestiere e la paranoia positiva

Non fidarti dell’elettronica se non ti fidi prima del tuo buon senso. Le app possono aiutarti a individuare potenziali microspie, ma serve un approccio completo, più investigativo che digitale. Coltiva la “paranoia positiva”: quella sana sfiducia che ti fa controllare due volte un ambiente o un dispositivo personale. È il segno che hai capito davvero la posta in gioco.

Alla fine, chi sa cercare davvero una microspia non si affida solo all’ultima app modaiola, ma ad anni di osservazione, orecchie allenate e soprattutto rispetto per le basi. Perché anche nel 2024, le microspie… preferiscono chi non sa ascoltare.



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